Festa di Sant’Agostino 2013

Cardinale Giuseppe Versaldi

Cardinale Giuseppe Versaldi

Il cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, ha celebrato il solenne pontificale sulla Tomba di Sant’Agostino nella solennità del Dottore della Chiesa.
Durante l’omelia il Cardinale ha ripercorso le tappe della vita di Sant’Agostino  perchè  “la vita lunga (per quei tempi) di Agostino gli ha concesso di passare attraverso le esperienze più significative della storia della stessa Chiesa di ogni tempo, così da potersi riconoscere anche la nostra stessa epoca. Agostino, infatti, è passato attraverso esperienze di vicinanza e lontananza da Dio con oscillazioni in cui quasi  ogni creatura umana può riconoscersi prima di approdare alla sua definitiva e piena conversione a quel Dio, “Bellezza tanto antica e tanto  nuova” che tardi era giunto ad amare, trattenuto da quelle creature “che pure, se non esistessero in te, non esisterebbero per niente” (Le confessioni, X, 27)”.
Nel ripercorrere le tappe, il cardinale sottolinea  come anche dalle esperienze negative “Agostino sa intuire una verità profonda ed ancora valida: anche quando pecca l’uomo cerca un bene. E’ l’inganno della mente offuscata dalla passione che fa scambiare come bene ciò che è fonte invece di illusione e si ritorce contro l’uomo stesso. Purtroppo allora, come ancora sovente anche oggi, ad Agostino mancò una guida che lo aiutasse a capire l’inganno delle vanità che attraevano…”


A Milano Agostino ritrova il desiderio attraverso la testimonianza e l’incontro di  persone credenti ed oranti che gli aprono una via sicura per credere e conoscere le verità supreme. Fondamentale l’ascolto delle prediche di Ambrogio. In questo contesto “si innesta l’episodio decisivo che veramente conduce Agostino all’incontro con Dio: mentre è nella sofferenza e nel dubbio che lo trattengono dal salto decisivo dell’abbandono in Dio, un giorno solo tra le lacrime, mentre si lamentava dell’assenza di Dio nella sua vita, sente una voce arrivare dalla casa vicina, voce come di un fanciullo che ripeteva continuamente una canzoncina “Prendi e leggi, prendi e leggi”. “Allora ricacciai il pianto in gola e mi alzai, non potendo pensare ad altro che ad un comando divino che mi dicesse di aprire il libro e di leggere le prime parole che avessi incontrato” (Confessioni, VIII,  12)”.
E’ il momento di una prima conversione: tutte le tenebre del dubbio si dileguano e il cardinale sottolinea: Solo quando la creatura umana riconosce i suoi limiti nella comprensione della Verità assoluta e si abbandona alla Luce rivelata con animo umile e sincero può approdare alla vera fede che non mortifica la ragione, ma la illumina e la guida alla sapienza”.
Dalla vita di Agostino deriva a noi una concreta indicazione per la nostra vita in questo Anno della Fede. Benedetto XVI scriveva: ““Come sappiamo, la sua vita fu una ricerca continua della bellezza della fede fino a quando il suo cuore non trovò riposo in Dio. I suoi numerosi scritti, nei quali vengono spiegate l’importanza del credere e la verità della fede, permangono fino ai nostri giorni patrimonio di ricchezza ineguagliabile e consentono ancora a tante persone in ricerca di Dio di trovare il giusto percorso per accedere alla porta della fede” (n.7)” e il cardinale precisa: “Alla luce di quanto meditato, mi pare che possiamo cogliere due gemme di questo patrimonio agostiniano che ritengo assai attuali anche per la nuova evangelizzazione: una riguarda la nostra fede di credenti in Cristo e l’altra la missione della Chiesa nel mondo”.
Ha detto il cardinale: “più profondamente ritengo che tutta la vita del santo sia stata un itinerario di fede, itinerario complesso e travagliato, con clamorose deviazioni che lo hanno alla fine portato ad una fede convinta, profonda  e totale che lo ha guidato per il resto della sua vita. Ciò conferma che, al di là delle diverse vicende personali, per ogni credente la fede non è un punto di arrivo, di cui vivere di rendita, ma, come ha ricordato Benedetto XVI, è una “porta” che immette “in un cammino che dura tutta la vita”.
La fede, come sottolineava Paolo VI, anch’egli profondo conoscitore di Sant’Agostino, va ravvivata, purificata, confermata e confessata. Sottolinea il cardinale: “credere implica questa duplice conversione, della mente che si apre al mistero che la trascende fidandosi di un Dio che si è rivelato in Cristo come Via, verità e Vita e una conversione del cuore da purificare dai lacci delle passioni mediante la comunione con l’amore di Dio che fa sperimentare il fuoco che brucia e ci purifica dagli idoli del mondo. Come ricorda Papa Francesco nella sua prima enciclica Lumen fidei, non basta credere a Gesù, cioè credere in ciò che Gesù ha detto, ma bisogna credere in Gesù, cioè accogliere Gesù personalmente nella nostra vita e affidarsi a Lui, “aderendo a Lui nell’amore e seguendolo lungo la strada” (n. 18)”.
Papa Francesco commenta l’incontro necessario della verità di un Dio che è amore come risoluzione del problema contemporaneo di una cultura che teme la verità come imposizione che minaccia la libertà umana: ”Una verità comune ci fa paura, perché la identifichiamo con l’imposizione  intransigente dei totalitarismi. Se però la verità è la verità dell’amore, se è la verità che si schiude nell’incontro personale con l’Altro e con gli altri, allora resta liberata dalla chiusura nel singolo e può fare parte del bene comune…Nascendo dall’amore può arrivare al cuore, al centro personale di ogni uomo” (Lumen fidei, n.34). Parole che sono l’eco di quelle di Benedetto XVI: “La fede senza la carità non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe un sentimento in balia costante del dubbio” (Porta fidei, n. 14).
Peer quanto riguarda la missione della Chiesa nel mondo, la “seconda gemma” indicata dal cardinale Versaldi. Fondamentale è stato l’incontro con il vescovo Ambrogio, “Chiesa autorevole per la Parola che annuncia e credibile per la carità che esercita anche verso chi non crede” è la porta attraverso cui Agostino scopre Cristo incarnato e presente nella sua vita. Dice il cardinale “Questa stessa Chiesa Madre e Maestra è ancora quella mandata oggi nel nostro mondo per svolgere la missione ricevuta da Cristo attraverso la predicazione e la testimonianza della carità. Anche oggi, e direi soprattutto oggi di fronte ad una società così secolarizzata, la Chiesa è chiamata a mostrare questo volto di Cristo. Il Verbo eterno che ama così gli uomini peccatori da assumere la nostra debole natura per stare con gli uomini fino a donare la sua vita con il sacrificio della Croce. Cristo, Maestro che difende la verità e smaschera il peccato, ma è misericordioso verso i peccatori fino a scandalizzare i sedicenti giusti. Di questa Chiesa ha bisogno il mondo ed hanno bisogno soprattutto coloro che non credono più o non credono ancora: non una Chiesa solamente maestra che difende astrattamente le verità e neppure una Chiesa omologata alla cultura dominante e permissiva. Una Chiesa che, come ama ripetere Papa Francesco, vive coi suoi pastori in mezzo al gregge, specialmente nelle periferie del mondo, e che risponde con la misericordia ai suoi avversari, assumendo non l’atteggiamento polemico e moralizzatore del giudice, ma quello amorevole di una madre che, come S. Monica, di fronte ai suoi figli che si ostinano sulla via sbagliata prova  compassione ed attende nella preghiera il loro ritorno per fare festa non solo in cielo, ma anche in terra per ogni peccatore che si converte”.
Agostino con il suo esempio e con la sua parola sono in questo Anno della Fede una forte risorsa di riflessione e di imitazione per tutti, credenti e non credenti.

Questa voce è stata pubblicata in Appuntamenti della Comunità Agostiniana di Pavia, Attività della comunità agostiniana, Basilica di san Pietro in Ciel d'Oro, Sant'Agostino, Vita agostiniana e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.