L’altare di Santa Rita e il mosaico pavimentale romanico
Nell’abside destra c’è la Cappella di S. Rita da Cascia (1381-1457 d.C.), detta santa degli impossibili, molto venerata dai fedeli a Pavia, come dovunque. La santa, sposa e madre, rimase vedova per l’uccisione del marito Paolo e rimase sola per la morte dei due figli maschi prima che la vendetta li inghiottisse nel vortice della violenza; S. Rita con il perdono portò la pace nelle famiglie e nella società e poi fu monaca agostiniana fino alla morte, portando per 15 anni sulla fronte la ferita provocata da una delle spine di Gesù Cristo.
La pala d’altare e il paliotto in marmo con vari episodi della sua vita, su disegno dell’architetto Emilio Carlo Aschieri (1938), fu eseguita nel 1940 dallo scultore pavese Giovanni Scapolla. Al centro della pala è un quadretto a colori di Tito Troia (1847-1916), raffigurante S. Rita che riceve da Cristo crocifisso la spina sulla fronte. Sulla colonnina di vetro a destra è molto venerata una Reliquia ex ossibus della più famosa tra i figli e le figlie di S. Agostino.
Davanti all’altare di S. Rita c’è un prezioso frammento di mosaico pavimentale romanico, datato alla fine dell’XI secolo, ritrovato nel 1885 e riportato a vista nella sua totalità e restaurato nel 2006. L’elemento immediatamente visibile di questo mosaico è S. Giorgio a cavallo che uccide il drago, salvando la vita della principessa racchiusa nel castello, secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine. Su questo mosaico consultare il libro a cura di Maria Teresa Mazzilli Savini, Dentro una storia più grande, volume acquistabile presso la libreria della Basilica.