Ippona e l’Africa romana

Ippona e l’Africa romana al tempo di Sant’Agostino

I romani designavano con il termine Africa, in un primo momento, il territorio che in precedenza era stato sotto il dominio di Cartagine;. con successive conquiste la dominazione romana si estese dalla Grande Sirti fino alle rive dell’Atlantico, il confine orientale era la Cirenaica di lingua greca. L’Africa corrispondeva grosso modo al Maghreb arabo. Sotto la dominazione romana tale vasto territorio, si romanizza nella lingua, nelle istituzioni, nella religione. La romanizzazione si riduce a mano a mano che si procede verso ovest. La lingua comune era il latino, ma nelle zone interne il punico era forte (Numidia), come pure il berbero nelle Mauritanie. Nei confini c’erano tribù, talvolta anche all’interno dell’impero; tra le più importanti quella dei Garamantes della Tripolitania e quella dei Getuli (Gaetuli) ad ovest nella Numidia e nella Mauritania.

Nel periodo romano abbiamo una grande urbanizzazione: si costruiscono città con le strutture civiche (foro, basilica, curia), monumenti, fontane, teatri e anfiteatri; templi, ecc. Dopo le riforme di Diocleziano, nel quarto secolo l’Africa era suddivisa in province sotto il controllo del vicario residente a Cartagine, il quale era il rappresentante del prefetto al pretorio dell’Italia: l’Africa Proconsolare andava fino a Ippona (Annaba) e Thagaste (Souk Aharas), la cui capitale era Cartagine; la Tripolitania, capitale Lepcis Magna (Libia occidentale) e la Bizacena (Adrumeto, oggi Sousse); la Numidia (Algeria orientale), staccata dalla Proconsolare nel 37 d.C., alla fine del terzo secolo suddivisa in Cirtensis (Cirta/Constantina) e Militiana (Lambaesis); più ad ovest la Mauritania (Algeria occidentale), suddivisa nelle province di Sitifensis (Sétif) e Caesariensis (Capitale Cesarea; Cherchel attuale). Invece la Mauritania Tingitana (il nord del Marocco), con capitale Tangis [Tangeri], era collegata con la diocesi civile della Spagna ed anche per l’organizzazione ecclesiastica con la chiesa iberica. Talvolta però la Mauritania non si considerava parte dell’Africa (Agostino, Ep. 93,24). La popolazione africana, pur avendo origini diverse, parlavano lingue che si rifacevano al berbero, ma lingua comune era il punico. Oltre le frontiere romane c’erano le “innumerevoli tribù di barbari, ai quali il Vangelo non è stato ancora predicato” (Agostino, Ep. 199,46). ). Le province erano governate da un preside (iudex o praeses), con poteri amministrativi e giudiziari, mentre per l’organizzazione militare dipendevano dal conte (comes), residente a Cartagine. L’esercito, abituato ed esperto a combattere per secoli le tribù nomadi, non era adatto a fronteggiare l’invasione vandala del 429, che sottrasse l’Africa dal controllo dell’imperatore residente a Ravenna. La perdita delle province africane fu un colpo decisivo per la decadenza dell’impero romano occidentale, privandolo delle sue risorse materiali ed umane.

L’Africa romana, fino all’invasione vandalica, era ancora attiva e prospera con città importanti: Cartagine, la terza città occidentale, Lepcis Magna (oggi Lebda), Cesarea (oggi Cherchel), Costantina (l’antica Cirta, oggi Constantine); più piccole come Ippona, Timgad e Adrumeto. Tutte erano governate da un senato locale composto dai cittadini notabili. L’Africa esportava grano, olio, marmo, ceramica sigillata, porpora (isola di Girba [Jerba] e dalla costa atlantica) ed altri prodotti, dai suoi porti, tra i quali Ippona. L’agricoltura era fiorente anche in zone oggi semideserte, ma non tutta la popolazione beneficiava della ricchezza prodotta per l’esistenza di forte sacche di povertà nella campagne.

L’organizzazione ecclesiastica rispecchiava quella civile, soltanto che Ippona, Thagaste, Calama, Madauros e Theveste (Numidia proconsolare; “Numidia di Ippona”), pur facendo parte della Proconsolare, appartenevano alla provincia ecclesiastica della Numidia, dove il primate era il vescovo più anziano per ordinazione e non quello di una città specifica; così pure nelle altre province africane il primate è il vescovo più anziano, a differenza della Proconsolare, dove l’onore spettava al vescovo di Cartagine, che godeva una certa primazia. Agostino, in ragione di questa divisione, per gli affari civili doveva fare riferimento al proconsole residente a Cartagine o al suo delegato residente a Ippona, mentre per quelli ecclesiastici al primate episcopale della Numidia, la cui città principale era Costantina (l’antica Cirta, prima dell’imperatore Costantino); nei concili generali di Cartagine partecipava come rappresentante della Numidia.

L’Africa ecclesiastica, con il primate a Cartagine, abbracciava tutto questo vasto territorio con le rispettive province coincidenti con quelle civili (eccetto per la Numidia, come si è visto), ognuna con la propria eredità storica e il proprio orgoglio. Essa andava dalla Grande Sirti fino alle frontiere dell’attuale Marocco (la frontiera occidentale della Caesariana); la Tingitana era unita alla Spagna. I concili plenari si riunivano a Cartagine, ai quali i vescovi delle province lontane mandavano normalmente solo legati, quando era possibile, per la lontananza e le difficoltà di comunicazione. Le sedi episcopali erano numerose; per gli inizi del quinto secolo, al tempo di s. Agostino, erano circa seicento, collocate nei centri urbani, ma anche in località rurali, in villaggi (casae), per l’estensione dei territori di alcuni centri cittadini, oppure nei grandi latifondi. Il clero delle grandi diocesi non era molto numeroso, ma nelle piccolissime sedi poteva ridursi solo alla persona del vescovo coadiuvato da un presbitero e diacono e qualche laico. Si incontrava difficoltà a reclutare un clero sufficiente (presbiteri, diaconi, suddiaconi) sia per le leggi imperiali, che impedivano a certe categorie di persone di farvi parte, e sia per le esigenze inerenti al loro stato. Ricorrente è la lamentela della penuria di personale ecclesiastico (Reg. Ecc. Carth. 54-55).

Non si sa quando il cristianesimo sia giunto in Africa e se da Roma o dall’Oriente, oppure da più direzioni, poiché i primi testi cristiani sono in lingua greca e latina. Non è da escludere che esso sia arrivato nel primo secolo anche per l’intenso commercio dei suoi porti. Il cristianesimo ha seguito le vie della romanizzazione e si è diffuso grazie alla cultura romana, e non, come in Oriente, mediante la rete delle sinagoghe. La romanizzazione e l’evangelizzazione in qualche modo sono andate di pari passo. La Bibbia viene tradotta in latino. In un concilio del 256 erano presenti 87 vescovi, ma si calcola che in questo periodo le sedi episcopali fossero circa 130. Fino a Diocleziano la chiesa africana viene illustrata da numerosi martiri, tra i quali nel 203 Perpetua e Felicita con altri cinque, Cipriano stesso († 358). Un gran numero di martiri negli anni 303/305. Agli inizi del quinto secolo la cristianizzazione è molta avanzata anche tra le tribù berbere residenti all’interno dell’Impero romano; restano tuttavia ancora centri di forte resistenza pagana (es. Madauros).

La comunità cristiana dell’Africa ebbe una terribile divisione dopo la persecuzione di Diocleziano con la nascita del movimento donatista (il nome da Donato), che crea una chiesa parallela, per cui spesso nella stessa città c’erano due vescovi rivali: uno cattolico e l’altro donatista. Quando Agostino viene eletto vescovo ad Ippona la maggioranza dei cristiani era donatista. A tale dolorosa divisione si pose parzialmente fine nel 411 con un grande incontro a Cartagine tra le due parti. Quando la ricomposizione della cristianità si era quasi completata, dal 429 inizia l’occupazione dei vandali ariani, guidati dal re Genserico, con conseguente persecuzione dei cattolici.

Agostino è vissuto ad Ippona stabilmente dal 391 fino al 28 agosto del 430, dando prestigio alla città e attirando al suo tempo molti visitatori. Si era recato nel 391 ad Ippona dalla sua nativa Tagaste (Souk Ahras) per cercare un luogo per fondare un monastero, ma dove fu costretto ad essere ordinato presbitero (Sermo 355,2; Epistola 21; Possidio, Vita 4,2); fu eletto vescovo di Ippona (Hippo Regius, oggi Annaba) forse verso la metà del 395. Ebbe a viaggiare molto nell’Africa del Nord. Si recava spesso a Cartagine, ma per ragioni pastorali anche in altre città spingendosi fino alla lontana Cesarea nella Mauretania (Cherchel) a 90 Km ad ovest di Algeri, oltre la città di Tipasa, nel 418. L’antica cittadina portuale di Hippo Regius, fondata dai fenici vicino alla foce del fiume Ubus (oggi Seybouse), parzialmente insabbiata con il tempo, divenne prima municipio romano e poi ebbe anche il titolo onorifico di colonia nella seconda metà del primo secolo.

Ippona godeva di una posizione felice, come sbocco naturale delle cittadine agricole del retroterra, alle quali era collegata con tre strade frequentate soprattutto da mezzi che trasportavano la produzione agricola dall’interno, in particolare il grano destinato alla città di Roma e agli eserciti che operavano nel cuore dell’Europa. Anche altri prodotti agricoli erano imbarcati da Ippona, ed anche minerali, specialmente il marmo, il principale prodotto minerario dell’interno. Ignoriamo il numero dei suoi abitanti al tempo di Agostino; forse si potrebbe pensare intorno ai diecimila, includendo anche gli schiavi.

Ippona, il cui primo vescovo conosciuto è Teogene (+ 259), ebbe diversi martiri nel 304, al tempo di Diocleziano. Nel corso del quarto secolo la maggioranza dei cristiani era di adesione donatista; l’opera efficace Agostino cambia la situazione in favore dei cattolici. Diverse erano le chiese urbane e suburbane; la più importante era la cattedrale detta basilica Pacis o Maior, dove si tenne il concilio del 393. In questa chiesa Agostino normalmente predicava. La storia non ci ha tramandato nessun nome di vescovo di Ippona dopo la morte di Agostino.

p. Angelo di Berardino OSA, 19/04/2007