La cripta
La struttura conserva alcune colonne e murature della Basilica paleocristiana del VII secolo. Qui per secoli, fino al 1695, è stata collocata la Tomba di S. Agostino. Nel XIX secolo, dopo che la Basilica fu sconsacrata al tempo di Napoleone, la cripta fu completamente distrutta e riempita di terra e calcinacci. Il suo aspetto attuale con 24 eleganti colonnine risale alla fine del 1800, su progetto dell’arch. Angelo Savoldi.
L’8 Aprile 1923 le ossa di San Severino Boezio furono collocate sopra l’altare nell’urnetta di stile ravennate, eseguita per l’occasione da Antonio Cassi su disegno dell’arch. Brusconi. Dietro l’altare su una lastra di marmo è riportato l’epitaffio metrico, risalente a circa mille anni fa e attribuito fra gli altri anche a Gerberto di Aurillac, poi Papa Silvestro II. L’epitaffio celebra la grande sapienza di Severino Boezio, i suoi scritti più conosciuti ed in particolare il suo De Consolatione Philosophiae, opera immortale, da lui scritta durante i due anni di esilio pavese. Venne fatto uccidere nell’anno 525 d.C. qui, nell’agro calvenziano, dal re ostrogoto Teodorico. La Chiesa di Pavia da tempo immemorabile ne celebra la festa come martire il 23 Ottobre.
Dietro l’altare di Severino Boezio c’è un antico pozzo, di cui si parla già in documenti del XIII secolo. L’acqua che ne scaturiva nel passato era bevuta con grande devozione nell’aiuto di S. Agostino. Così fece anche Francesco I, re di Francia, insieme al suo seguito, nel settembre 1515 dopo la vittoria di Melegnano.